Il bosco di Lisciandrini, con la sua gola mozzafiato e le prospettive sul monte Inici ed il mare di Castellammare del Golfo, offre degli spunti per delle passeggiate nella natura davvero uniche. Passando per i silenzi di questo polmone verde al sottofondo del torrente che scorre nella gola per poi sfociare nella baia di Guidaloca, nel mare di Scopello. Ma prima di finire il suo “viaggio” per le campagne della provincia di Trapani questo corso d’acqua attraversa il canyon ai piedi del massiccio, formando le cosiddette “orghe nere”, profonde forre tra le pareti rocciose dove la luce del sole arriva a malapena. Regalando un suggestivo gioco di ombre ed oscurità. Da qui il nome di “orghe nere”. Per raggiungere il torrente bisogna percorrere lo stretto sentiero che dal bosco di Lisciandrini scende nel cuore del vallone, entrando in una autentica oasi naturalistica, immergendosi nel sottofondo del corso d’acqua che scorre tra le rocce, tra piccole cascate e le vasche dove si formano le “orghe nere”. La discesa nel canyon, decisamente emozionante, è caratterizzata da eccezionali prospettive, con meravigliosi panorami dominati dalla montagna di Inici. Un’escursione di quelle che non si dimenticano, ma dove bisogna prestare attenzione, soprattutto nei tratti maggiormente pendenti, procedendo con cautela, meglio se con l’ausilio di bastoncini. Come ovvio, bisogna indossare gli scarponcini da trekking che assicurano maggiore sicurezza e aderenza al terreno. Una volta arrivati a destinazione, si resta letteralmente rapiti dalle bellezza del posto. Un luogo quasi magico, avvolgente, a tratti quasi surreale, con le imponenti pareti rocciose dei due promontori che si incontrano proprio nel letto del corso d’acqua. Il periodo ideale per immergersi in questo piccolo paradiso di pace e tranquillità,  è sicuramente la primavera, dopo le piogge invernali che assicurano una buona portata d’acqua nel torrente. Risalendo invece nel versante Est del promontorio, percorrendo i sentieri del bosco di Lisciandrini, si arriva a pizzo Merio. Nella cima del promontorio si trova anche una piccola immagine della Madonna, la Regina della Pace, immersa nei silenzi di questa piana a 400 metri di altezza. Dove gli unici suoni sono quelli del fruscio degli alberi mossi dal vento. Anche qui i colori ed i panorami regnano sovrani, con le prospettive che a Nord si aprono verso il mare di Scopello, Castellammare del Golfo e le coste palermitane mentre ad Ovest la scena è dominata da Monte Sparagio, la cima più alta della provincia di Trapani con i suoi 1110 metri di altezza. Il lato di Levante è invece chiuso dalla montagna di Inici, che arriva alla quota di 1.064 metri. Una visuale che a Sud si proietta invece verso altri promontori, a partire da Pispisa e Monte Barbaro, con il tempo Segesta e l’area archeologica. Terre, insomma, ricche di storia, mito e fascino. Dove ogni angolo nasconde tesori tutti da scoprire. A volte nel cuore di un gola, dove trova il posto che davvero non ti aspetti. È la Sicilia che non smette mai di incantare ed emozionare.

 

 

Testo, foto e video di Mario Torrente

 

Davvero molto suggestiva e da vedere è la processione del Venerdì Santo ad Erice, appuntamento religioso che ogni hanno richiama molti visitatori nel borgo medievale, dove è possibile anche concedersi delle passeggiate uniche nei sentieri che si snodano nei vari versanti del monte, a partire da quelli che costeggiano le millenarie mura elimo puniche e l’antico bosco della vetta. Una vera oasi di pace per gli amanti della natura e del trekking, che offre diversi spunti per dei tour tutti da scoprire. Il periodo della Pasqua. complice anche l’arrivo del bel tempo, permette di vivere dei momenti tra fede e tradizione che prendono forma con la Processione dei Misteri, sicuramente un appuntamento da non perdere. Il corteo religioso esce nel pomeriggio del Venerdì Santo dalla chiesa di San Giuliano, nei pressi dei giardini del Balio, in un contesto davvero unico, complice i silenzi e l’atmosfera magica del centro storico ericino, con il sottofondo dalle preghiere dei fedeli, recitate in italiano, inglese, spagnolo tedesco. I gruppi della  processione dei Misteri di Erice sono in tutto sette e rappresentano i momenti della passione di Cristo, ovvero Gesù nell’orto dei Getsemani, La Flagellazione, La Coronazione di spine, l’Ascesa al calvario, il Crocifisso e l’Urna: chiude la processione l’Addolorata, un’immagine della Vergine davvero stupenda avvolta nel manto nero. Il corteo religioso, accompagnato da una sola banda, è aperto dai figuranti con addosso una tunica bianca ricamata di rosso, i colori usati dai frati della congregazione del Purgatorio. E sono gli stessi ericini che ogni anno si occupano dell’organizzazione della processione, permettendo cosi l’uscita dei sette gruppi della processione dei Misteri.

Organizzato dal Comune di Erice e dall’Università degli Studi della Tuscia, Dipartimento di Scienze Umanistiche e patrocinato dalla Regione Siciliana, Soprintendenza BB.CC.AA. di Trapani, il 29 ed il 30 marzo al Palazzo Sales di Erice si terrà il convegno “Le cinte murarie antiche della Sicilia occidentale”. All’iniziativa parteciperanno archeologi e dei rappresentanti delle Università Italiane e straniere che nel corso degli anni hanno condotto scavi archeologici nel territorio della Sicilia Occidentale. Si discuterà delle varie esperienze e delle indagini condotte sui sistemi difensivi antichi, della loro forma e delle loro tecniche costruttive, della tipologia di materiale da costruzione di cui si disponeva e del contesto economico, sociale e politico nel quale si formarono e si eressero. Nella giornata di Giovedì, alle 18.30 presso la sala delle mostre temporanee del Polo Musale “A. Cordici” sarà  poi inaugurata la mostra “Erice tra mito, storia e archeologia. Le indagini archeologiche alla cinta muraria e al castello Erice”. Introdurrà i lavori il Sindaco di Erice Daniela Toscano Pecorella.

Le mura elimo puniche di Erice sono costeggiate da un sentiero che offre la possibilità di potere fare delle passeggiate tra natura e storia, entrando nel bosco antico che circonda il borgo medievale della vetta. Il percorso, lungo poco meno di un chilometro, parte proprio davanti la matrice di Erice, nei pressi di porta Trapani, per dirigersi verso la zona del quartiere spagnolo, da dove è possibile continuare il trekking nel sentiero di porta Castellammare, scendendo lungo il versante Nord Est della montagna per raggiungere diverse località, come l’area demaniale di San Matteo, oppure risalire verso il centro storico ericino dal sentiero dei “runzi”, arrivando proprio sotto il Castello di Venere e la Torretta Pepoli. Il tutto con paesaggi mozzafiato sull’Agroercino e sul golfo di Bonagia.

Guarda il programma del convegno

 

 

Continuano le escursioni del Cai di Erice nei sentieri del Trapanese. I soci ed i simpatizzanti del Club alpino italiano questa volta hanno fatto tappa nel territorio di Calatafimi, con un trekking davvero particolare che ha regalato un tuffo nei colori della primavera accompagnati dai sapori locali, immergendosi tra le bellezze di un territorio ricco di fascino e storia, tra il famoso tempio di Segesta, con la sua area archeologica sul monte Barbaro, ed il Sacrario di Pianto Romano, monumento eretto a memoria della battaglia di Calatafimi del 15 maggio del 1860 dove sono conservati i resti dei soldati garibaldini e borbonici che si affrontarono proprio in queste zone. Fu qui che Garibaldi pronunciò la celebre frase: “Bixio, qui si fa l’Italia o si muore”. Tra questi due importantissimi siti, il Tempio di Segesta ed il sacrario di Pianto Romano, si trova una vallata caratterizzata da paesaggi di campagna che in primavera regalano un trionfo di colori e odori. Dove la vita dei campi è scanditi dai ritmi di sempre, tra pastorizia ed agricoltura, regalando scorci tutti da scoprire. Passando anche tra i ponti, le gallerie ed i sottopassaggi della vecchia linea ferrata “Salemi-Calatafimi” degli anni Venti. Costeggiando terreni coltivati, agrumeti, frutteti ed orti. E dove, fermandosi in qualche caseificio, è possibile gustare siero e ricotta fresca. Oppure del buon formaggio accompagnato dal miele prodotto in quella vallata, tra le più particolari e suggestive della Sicilia, che offre tanti spunti per dei trekking unici, passando per i boschi di Angimbè e Monte Pispisa, quest’ultimi con i suoi panorami mozzafiato sul tempio di Segesta. O ancora per il vallone della Fusa o addentrandosi nelle campagne di Calatafimi camminando con il sottofondo del torrente Gaggera, passeggiando tra gli aranceti, le viti, gli uliveti ed i campi coltivati ad ortaggi o con alberi da frutto. O ancora ammirando gli scorci su Calatafimi ed il vicino Castello Eufemio. Un mondo davvero tutto da scoprire. Passo dopo passo, respirando l’aria salubre di questi luoghi, che pulsano davvero di antico e mitico, tra le tante leggende e le pagine di storia che sono state scritte proprio qui.

 

(foto e testo Mario Torrente)

Arte, laboratori, percorsi storici e narrativi, artigianato e musica, ma soprattutto i tradizionali altari di pane. Tutto questo sarà la Festa di San Giuseppe a Salemi, dal 15 al 25 marzo. Fulcro delle iniziative il centro storico della cittadina trapanese, inserita nel club dei Borghi più belli d’Italia, che vede al suo interno anche il Palazzo dei Musei nell’ex Collegio dei Gesuiti. Saranno complessivamente nove le tradizionali ‘Cene’, realizzate con gli artistici pani lavorati a mano, visitabili da turisti e appassionati di storia che decideranno di recarsi a Salemi nei dieci giorni dedicati alla festa di San Giuseppe.

“Siamo davanti a un evento che si è guadagnato sul campo un posto di primo piano nel panorama delle iniziative di maggiore richiamo in Sicilia – afferma il sindaco di Salemi, Domenico Venuti -. Anche quest’anno, come in passato, abbiamo investito con convinzione nella festa che è il simbolo di Salemi e che richiama nel nostro borgo tanti visitatori, molti dei quali negli anni successivi ritornano con piacere a visitare la nostra città. Un successo che ci inorgoglisce e che ci spinge ogni anno a migliorare l’organizzazione, grazie anche alle associazioni che collaborano con grande forza di volontà”. Nei giorni della Festa di San Giuseppe il polo museale di Salemi – con il Museo della mafia e le altre sezioni dedicate all’archeologia, all’arte sacra e al Risorgimento – sarà aperto dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 14 e dalle 16 alle 20, mentre nelle giornate di sabato e domenica osserverà l’apertura continuata dalle 10 alle 20. Per il 17, 18 e 19 marzo, giorni clou della Festa di San Giuseppe, è stato istituito un servizio di bus-navetta da piazza Vittime di Nassiriya a piazza Libertà.

L’Amministrazione di Salemi ha curato le Cene di piazza Dittatura, all’interno del Palazzo del Comune, e di piazza Lampiasi, dentro la chiesa di San Bartolomeo. Altre Cene e altari sono previsti in piazza Libertà, nella sede della Pro Loco, piazza Alicia, largo Cappuccini, contrada Bagnitelli, via Monaci e via Cosenza. Il cartellone degli eventi collaterali, messo a punto dal Comune, prevede un percorso ideale tra la storia, il gusto e la tradizione che si snoderà soprattutto nel centro storico. Tra gli eventi previsti anche l’inaugurazione il 17 marzo della mostra ‘Ritualità, tradizione e contemporaneità del pane’, curata da Giuseppe Maiorana, che ospiterà una installazione del noto collettivo artistico ‘Alterazioni Video’. La mostra, che rimarrà aperta fino all’8 aprile, è stata realizzata in collaborazione con il Polo museale regionale d’arte moderna e contemporanea di Palazzo Riso, a Palermo. Non mancherà la musica, con le colonne sonore della ‘Sud Street Band’ e del gruppo folkloristico ‘Sicilia Bedda’, e i ‘Lassatiliabballari’. Il 18 e 19 marzo si potrà assistere all’inedito spettacolo di narrazione “Il vangelo secondo Giuseppe”, di e con l’attore Giacomo Guarneri, prodotto dall’associazione ‘La Pentola nera’.

“La Festa di San Giuseppe è il nostro fiore all’occhiello – sottolinea l’assessore comunale al Turismo, Vito Scalisi – ed è per questo che il Comune ha curato tutte le iniziative nei minimi dettagli. Vogliamo mostrare ai turisti le bellezze della nostra città, con un tuffo nella tradizione dei pani ma anche nell’arte e nella cultura rappresentate dai nostri musei e dai nostri monumenti”. La Festa di San Giuseppe darà spazio anche all’imprenditoria e artigianato locale: all’interno del chiostro di Sant’Agostino, infatti, si terranno i mercatini di primavera, con i prodotti degli imprenditori e artigiani della zona, mentre il 18 e il 19 marzo la Festa entrerà nel vivo con il tradizionale pranzo dei santi nelle Cene. In questi due giorni, in piazza Dittatura, l’associazione Ristoratori Aliciensi organizzerà anche la degustazione dal titolo ‘La pasta con la mollica e le 101 pietanze di San Giuseppe’. Domenica 18 marzo, infine, Salemi sarà meta degli appassionati di mountain bike con il ‘Raduno dei pani’, giunto quest’anno alla seconda edizione.

Scarica il programma della Festa di San Giuseppe a Salemi

Presentato il programma delle escursioni dei Cai di Erice. L’incontro, che si è tenuto nei locali della baita comunale di via Apollinis, la sede ericina della sottosezione del Clup Alpino Italiano, si è aperto con l’intervento del referente Vincenzo Fazio, che ha dato il benvenuto ai soci e simpatizzanti sintetizzando le uscite fatte in questi mesi di attività, dalle varie uscite organizzate in diverse zone del territorio, passando per i 110 chilometri di sentieri dell’Agroericino e per i diversi percorsi dei monti della provincia di Trapani e di Palermo fino ad arrivare nella più lontana delle isole Egadi, a Marettimo, dove si è tenuta una escursione indimenticabile che ha portano la bandiera del Cai fino a pizzo Falcone. Ma Fazio ha parlato anche degli incontri tenuti nella sede di Erice, come i corsi di formazione, e le iniziative per la tutela del patrimonio ambientale della montagna di Erice, dalla giornata ecologica per ripulire il bosco antico all’adesione al Comitato per dire basta agli incendi che la scorsa estate hanno devastato migliaia di ettari tra macchia mediterranea ed alberi. Programma escursioni Cai Erice primavera estateUn tema che ha visto il Cai di Erice avanzare anche delle proposte per prevenire i roghi ricorrendo alle nuove tecnologie.

Il calendario delle escursioni primavera-estate 2018 è stato illustrato da Monica Cassetti, componente del Consiglio direttivo della sottosezione dei Cai di Erice e dei comuni dell’Agroericino. Il primo appuntamento è per domenica 8 aprile, a pizzo Merio, nel territorio di Castellammare del Golfo. Si continuerà domenica 29 aprile a Rocca Busambra mentre il 6 maggio è in programma un trekking nell’isola di Marettimo, con i soci del Cai che faranno tappa nel faro di Punta Libeccio. Le escursioni proseguiranno il 20 maggio a Monte Sparagio ed il 3 giugno nella montagna di Erice, con un percorso ad anello da Bonagia a San Matteo passando dalla grotta di Polifemo. Altra uscita fuori dalla provincia di Trapani sarà nel fine settimana del 15 e 16 giugno nei Megaliti dell’Argimusco, nel Messinese. A luglio è invece in programma un’escursione nelle Riserva Foce del Fiume Belice e dune limitrofe, nel territorio di Castelvetrano. Il programma escursionistico si concluderà con una uscita notturna tra il 14 ed il 15 luglio a monte Grifone, per assistere allo spettacolo pirotecnico del Festino di Santa Rosalia, a Palermo, con il gran finale del sorgere del sole all’alba. Le escursioni sono riservate ai soci del Cai. E nel corso dell’incontro tenuto alla baita comunale del borgo medievale si sono registrare nuove adesioni, con diversi simpatizzanti che hanno deciso di iscriversi alla sottosezione dei Cai di Erice. È possibile tesserarsi per il 2018 (nuove iscrizioni) fino ad ottobre. Per i rinnovi c’è tempo fino al 31 marzo. L’iniziativa nella sede del Cai è proseguita con un momento formativo, a cura della vice reggente del Cai di Erice Angela Savalli, sulla tracciatura digitale con Gps su smartphone per la realizzazione di una mappa informatica tramite Google Earth e Google maps.

Domenica 25 febbraio, nelle sede del Cai di Erice, nei locali della Baida comunale di via Apollonis, sarà presentato il programma delle escursioni primavera-estate 2018. Sono previste 8 uscite in varie località della Sicilia occidentale. Il primo appuntamento è per domenica 8 aprile, a pizzo Merio, nel territorio di Castellammare del Golfo. Si continuerà domenica 29 aprile a Rocca Busambra mentre il 6 maggio è in programma un trekking nell’isola di Marettimo, con i soci del Cai che faranno tappa nel faro di Punta Libeccio. Le escursioni proseguiranno il 20 maggio a Monte Sparagio ed il 3 giugno nella montagna di Erice, con un percorso ad anello da Bonagia a San Matteo passando dalla grotta di Polifemo. Altra uscita fuori dalla provincia di Trapani sarà nel fine settimana del 15 e 16 giugno nei Megaliti dell’Argimusco, nel Messinese. A luglio è invece in programma un’escursione nelle Riserva Foce del Fiume Belice e dune limitrofe, nel territorio di Castelvetrano. Il programma escursionistico, che sarà illustrato sabato dal reggente della sottosezione del Cai di Erice e dei comuni dell’Agroericino Vicenzo Fazio e da Monica Cassetti, componente del Consiglio Direttivo, si concluderà con una uscita notturna tra il 14 ed il 15 luglio a monte Grifone, per assistere allo spettacolo pirotecnico del Festino di Santa Rosalia, a Palermo, con il gran finale del sorgere del sole all’alba.

Le escursioni sono riservate ai soci del Cai. E domenica 24 febbraio, nell’ambito della campagna tesseramento, nella sede di Erice, sarò possibile iscriversi alla sottosezione del Cai di Erice e dell’Agroericino rivolgendosi al segretario della sottosezione Fabio Marino. L’iniziativa in programma per sabato pomeriggio nei locali di via Apollonis, che si trova nel versante del borgo medievale che si affaccia nel comprensorio dell’Agroericino, si aprirà alle 11 con gli interventi di Vincenzo Fazio e Monica Cassetti, per proseguire con un incontro formativo per tutti, a cura della vice reggente del Cai di Erice Angela Savalli, sulla tracciatura digitale con Gps su smartphone per la realizzazione di una mappa informatica tramite Google Earth e Google maps. Il pomeriggio nella sede del Cai si concluderà con un momento conviviale porta-teco.

Guarda le locandine dei programmi.

 

Erice si conferma come uno dei borghi più belli d’Italia. Le bellezze del centro storico ericino da sempre incantano i visitatori con il fascino delle sue caratteristiche stradine selciate, le antiche chiese, le imponenti Torri del Balio ed il suggestivo Castello di Venere assieme al contesto tipicamente medievale ed i panorami mozzafiato su Trapani ed il blu del mare delle isole Egadi. Paesaggi che contraddistinguono le escursioni lungo i sentieri dei vari versanti del Monte, passando per il bosco che costeggia le millenarie mura elimo-puniche, gli scorci sul Golfo di Bonagia e la montagna di Cofano.conferenza-stampa-comune-erice Autentici tuffi nella natura, scandite, in lontananza, dai rintocchi delle campane in un’oasi di pace e tranquillità dove il tempo sembra davvero essersi fermato al tempo di dame e cavalieri. Un’offerta turistica davvero unica, che ha avuto come riconoscimento la consegna dell’attestato, per il biennio 2018-2019, e della bandiera dei borghi più belli d’Italia. La cerimonia si è tenuta nel Palazzo Comunale di piazza della Loggia, alla presenza del sindaco Daniela Toscano, del presidente del Consiglio comunale Giacomo Tranchida e dell’assessore Gianni Mauro.  Erice è stata iscritta nell’elenco del borghi più belli d’Italia in qualità di ospite. In base allo statuto del club “I borghi più belli d’Italia”,  che si occupa proprio della promozione e salvaguarda dei piccoli centri italiani di pregevole interesse storico ed artistico, per ottenere l’iscrizione ordinaria bisogna infatti avere una popolazione inferiore a 15 mila abitanti. Erice supera abbondantemente questa soglia, visto che ai residenti del borgo medievale della vetta, in tutto poche centinaia, bisogna aggiungere quelli del centro urbano della valle e delle frazioni del resto del territorio comunale.  In tutto circa 28 mila abitanti. A causa di questo dato demografico, il Consiglio Direttivo del club  ha deciso di fare rientrare Erice nell’elenco del borghi più belli d’Italia come ospite. Dal balcone del Palazzo municipale continuerà dunque a sventolare la bandiera dei “Borghi più belli d’Italia”, riconoscimento già arrivato nel 2014 e confermato adesso con la consegna, da parte del vicepresidente del club Giuseppe Simone  al sindaco Daniela Toscano, del nuovo attestato per i prossimi due anni.

Il territorio dell’Agroericino, con i suoi 110 chilometri di sentieri per i promontori ed i boschi del territorio, offre diversi spunti per delle passeggiate nella natura, in scenari di impareggiabile bellezza. Tra le zone più frequentate dagli escursionisti c’è quella di monte Cofano, con una ampia scelta di percorsi. Un itinerario non molto conosciuto, ma che offre spunti per un trekking dal forte impatto paesaggistico, è quello della “Scaletta Maruzza”, lungo un’antica mulattiera con suggestivi scorci sul golfo di Macari, un tempo utilizzata dagli abitanti della zona per i loro spostamenti tra una località e l’altra. Ed a metà strada, in una insenatura nella roccia, si trova anche un piccolo altarino con una statua raffigurante il Sacro Cuore di Gesù, dove è possibile recitare una preghiera leggendo la “Coroncina al Sacro Cuore di Gesù”. Del resto, un po’ tutti i sentieri di Cofano sono contraddistinti dalla presenza di immagini religiose, come le piccole croci che si trovano nei massi lungo il sentiero che porta alla Cappella del Santissimo Crocifisso. O la stessa edicola di San Nicola, un bassorilievo in pietra locale e calce che si affaccia nel litorale Nord, alle pendici di monte Cofano, lungo l’itinerario che collega Cornino con la Torre della Tonnara di Cofano. Segno di quanto queste “stradine” fossero trafficate anticamente. Oggi sono diventate un luogo di quiete e pace, dove immergersi nella natura con il sottofondo della risacca che si infrange sulla scogliera sottostante.
trekking-tra-le-muccheLa mulattiera della “Scaletta Maruzza”, con la sua caratteristica pavimentazione, i muretti ed i gradoni in pietra, permette di raggiungere il golfo di Macari partendo da Baglio Cofano o da Cornino, “tagliando” dal promontorio piuttosto che fare l’itinerario costiero attorno alla montagna. Oggi si presta a delle meravigliose escursioni, in una zona che non è molto battuta, dove è facile imbattersi in mucche al pascolo, passando dal blu del mare al verde delle campagna. Un trekking praticamente alla portata di tutti fatto di salite e discese, ma non superando mai i 250 metri di quota. I punti di partenza sono tre: o dal Tuono, alla fine del litorale del Golfo di Macari; o dal Baglio Cofano, percorrendo la strada della zona industriale di Custonaci; o dalla Baia di Cornino, prima dell’ingresso ufficiale della Riserva, salendo praticamente lungo la strada che porta alla Grotta Mangiapane ma proseguendo dritto lungo il sentiero che passa per una vecchia cava dismessa per raggiungere, attraverso una bella salita con lo sfondo del golfo di Bonagia, la “sella”, dove si trova gorgo Cofano, una fossa circolare in inverno piena di acqua piovana, regno di piccoli crostacei e rane. Nella zona ci sono anche delle sorgenti d’acqua dolce, il più grande dei quali si chiama “Pozzo della rocca”, con al suo interno anche dei pesci rossi. La “sella” è un punto di snodo. Da qui è infatti possibile imboccare tre sentieri: quello che sale a pizzo Cofano, sulla cima della montagna a 659 metri di altezza; il percorso che porta alla Torre della Tonnara e l’itinerario, località molto frequentata dai bagnanti durante l’estate, caratterizzato da un mare limpido e pulito; infine c’è il sentiero della “Scaletta Maruzza”, che scende lungo la mulattiera che arriva alla costa del Golfo di Macari. Naturalmente questo viottolo si può fare anche al contrario, in salita, meglio se di mattina presto, con il sole ancora basso che illumina la rocca del Tuono, regalando delle particolari tonalità rossastre.

 

 

(foto e testo di Mario Torrente)

 

La sottosezione del Cai di Erice ha aperto le escursione del 2018 con un primo appuntamento davvero suggestivo nell’area archeologica del Parco di Segesta, con un percorso attorno a Monte Barbaro, un massiccio calcareo di 423 metri da cui si dominava tutto il territorio circostante. Il percorso, nelle terre che furono degli elimi, si è snodato per un tratto iniziare di tre chilometri in direzione est verso il Santuario di contrada Mango, datato tra il VI-V sec. a.C.: si tratta un antichissimo sito archeologico dove si possono osservare le tracce del témenos, un recinto sacro di 47 per 83 metri dove sono ancora evidenti i muri monumentali. All’interno dell’area si trovano i resti di edifici sacri rinvenuti nel corso di recenti scavi: rocchi di colonna, triglifi, capitelli dorici. E’ un posto davvero particolare, avvolto nei silenzi e lontano dal frastuono della città, avvolto dalla natura e con un paesaggio che guarda all’entroterra della provincia di Trapani. Qui ogni pietra pulsa storia e si riesce a cogliere davvero il senso dell’antichità racchiuso in questo grande perimetro, di probabile origine elima. Risalendo il versante sud-ovest gli escursionisti hanno continuato per circa un chilometro lungo l’antico sentiero che si apre lentamente sul vallone della Fusa, che separa Monte Barbaro da Monte Pispisa, sicuramente uno dei tratti più suggestivi di questa escursione autenticamente tra natura e storia, con panorami davvero mozzafiato a strapiombo sul letto del torrente culminate con le prospettive sul lato Sud Est del tempio dorico del V sec. a.C. La risalita verso la cima di monte Barbaro è andata avanti fino al Teatro della metà del II sec. a.C. con la sua apertura verso monte Inici ed il panorama circostante tra il territorio della provincia di Trapani e quello del Palermitano. Il gruppo si è quindi diretto verso il tempio, concludendo la visita tra le maestose colonne dell’antichissimo monumento.

 

(foto Mario Torrente)