Di Vitalba Lombardo
Ph. Autori vari
Dopo due anni di assenza, il CAI Erice, nel fine settimana dell’11 e 12 maggio 2025, accompagnato da Monica Cassetti, è tornato sull’Etna, protagonista di un’escursione intersezionale insieme alla sezione del CAI di Catania. Due giornate intense, dedicate all’esplorazione del vulcano attivo più alto d’Europa, che hanno arricchito le conoscenze naturalistiche e geologiche dei partecipanti.
A guidare l’esperienza è stato Fabrizio Meli, accompagnatore del CAI Catania, affiancato dall’inattesa ma gradita partecipazione di Natale Giamboi, Referente per l’Escursionismo del Gruppo Regionale Sicilia.
Tema centrale dell’escursione di sabato è stata l’eruzione del 1981, una delle più rapide e minacciose dell’Etna. Partendo da Case Pirao, sul versante nord del vulcano, i soci hanno attraversato l’imponente colata lavica di quell’evento, che pur durando soltanto sei giorni, avanzò con tale velocità e fluidità da minacciare da vicino l’abitato di Randazzo, raggiungendo il fiume Alcantara. Durante il suo percorso, la lava distrusse case di campagna, vigneti e interruppe diverse infrastrutture, tra cui strade e la ferrovia Circumetnea. L’eruzione fu preceduta da una lunga sequenza di scosse telluriche che annunciarono l’imminente attività vulcanica.
Durante l’escursione, i partecipanti hanno avuto l’opportunità di osservare le cosiddette “bottoniere”, allineamenti di crateri eruttivi secondari che si originano quando il magma risale lungo fratture sui fianchi del vulcano, dando luogo a più bocche eruttive disposte in fila, da cui si sviluppano piccoli coni di scorie o lava.
L’escursione è proseguita in direzione di Monte Spagnolo, fino a congiungersi con la Pista Altomontana, dove si estende una delle faggete più antiche e ampie dell’intero complesso etneo. Dal rifugio Saletti il gruppo, poi ha fatto ritorno completando il giro ad anello.
Altrettanto interessante è stata l’escursione del giorno dopo lungo il sentiero “Monte Nero – Timpa Rossa”, uno dei tracciati più emblematici del versante nord dell’Etna. Partendo da Piano Provenzana, il percorso si inoltra tra paesaggi modellati dalla potenza distruttiva delle eruzioni vulcaniche.
Dopo circa un chilometro si incontra la frattura dell’eruzione del 2002, che devastò l’intera area turistica. Ancora visibili sono i resti dell’hotel “La Betulla”, rimaste sepolte dalla lava. In questo tratto, la vegetazione è rada, ma lo sguardo spazia sui crateri del 2002.
Il sentiero di Monte Nero prosegue costeggiando il maestoso cratere originario del 1646 da cui prende il nome. Lungo la prima parte di questo sentiero non è presente vegetazione ma è possibile vedere chiaramente i canali di scolo delle colate laviche e i resti del materiale piroclastico. La nebbia che si solleva lentamente durante il cammino contribuisce a creare un’atmosfera surreale e sospesa, amplificando il senso di mistero del paesaggio vulcanico.
Il percorso raggiunge la sua massima altitudine a quota 1995 metri, per poi ridiscendere all’interno della faggeta di Timparossa. A 1850 metri si incontra l’omonimo rifugio, immerso in un fitto bosco di betulle, dove in alcuni tratti resiste ancora la neve. Un luogo incantato, reso ancor più suggestivo dall’atmosfera silenziosa e dal paesaggio incontaminato.
Un sentito ringraziamento va a Fabrizio Meli per la sua guida attenta e competente lungo i sentieri dell’Etna e a Monica Cassetti per aver accompagnato il gruppo del CAI Erice con entusiasmo e professionalità insieme a Vitalba Lombardo. Un grazie speciale anche a Natale Giamboi, la cui presenza ha impreziosito l’escursione con il suo contributo esperto e appassionato. Infine, il CAI Erice desidera ringraziare Carmelo e Salvo Cannavò, dell’Otto Sicilia – Calabria, per aver preso parte alla cena sociale, un momento conviviale che ha rafforzato lo spirito di condivisione e amicizia tra i partecipanti. La loro presenza è stata molto apprezzata e ha contribuito a rendere ancora più significativa questa esperienza intersezionale sull’Etna.