Il punto è decisamente suggestivo, a metà strada tra Bonagia ed Erice, “sospeso” tra il blu del mare dominato monte Cofano ed i colori dell’Agroericino che proiettano lo sguardo verso l’entroterra ed i promontori del Trapanese. Qui la bellezza regna sovrana. Non può essere altrimenti. Questa, del resto, è la montagna che fu della dea Venere. Siamo a San Matteo, lungo il versante Nord di Monte Erice, poco sopra il borgo marinaro di Bonagia, da dove parte il “viaggio” verso l’area del Demanio Forestale, che si può raggiungere attraverso due sentieri: il primo, più breve, parte da “loco secco”, la parte alta del centro abitato, che permette di arrivare a San Matteo dopo poco meno di tre quarti d’ora di cammino attraverso un viottolo che risale il costone roccioso, regalando prospettive davvero uniche sul litorale valdericino fino ad arrivare a monte Cofano. Il contesto è davvero particolare, molto panoramico, con una risalita che offre una autentica “full immersion” nella natura, tra essenze arboree, fiori e vari tipi di piante che in primavera regalano un autentico trionfo di colori e odori. Il secondo percorso per gli appassionati di trekking passa invece dalla strada Visconti, da cui si accede nei pressi di Sant’Andrea alta, dal cancello che segna l’inizio della zona demaniale. Questo sentiero  è decisamente più largo rispetto al primo ma meno in pendenza e quindi più “dolce” da affrontare. Il tempo di percorrenza per arrivare a San Matteo è di circa un’ora e mezza. Naturalmente tutto dipende dal tipo marcia e dalle soste che saranno fatte. Impossibile non fermarsi per fare qualche foto.


IL TREKKING TRA I SENTIERI DELL’AREA DEMANIALE

Il sentiero Visconti si immette praticamente nella strada principale che attraversa l’intera area demaniale dai due ingressi ufficiali, quelli da dove è possibile entrare con le auto: dal lato Fontanarossa, lungo la strada che collega Trapani ed Erice, e dalla provinciale che da Valderice porta al borgo medievale della vetta attraverso i caratteristici tornanti dove ogni anno si disputa la prestigiosa cronoscalata della “Monte Erice”. Tra l’altro, proprio ad inizio della strada sterrata, parte il sentiero Cai 602 che arriva ad Erice, passando dalle chiesette rupestri di Santa Maria Maggiore e Sant’Ippolito ed arrivando al Quartiere Spagnolo attraverso la mulattiera che passa da ciò che resta dell’antica Porta Castellammare. Un tempo la via di collegamento dell’antico centro abitato di Monte San Giuliano con il resto dell’Agroericino. Le indicazioni del Cai accompagnano gli escursionisti per tutto il tragitto per l’area di San Matteo, con le tabelle del sentiero 604 che permettono di raggiungere facilmente le varie zone, immergendosi nei silenzi di un meraviglioso bosco di alberi di pino, conifere ed eucalipti. Un viaggio che parte dal mare della Tonnara di Bonagia, passando da San Matteo per risalire tutta la montana di Erice per arrivare nell’incantevole borgo medievale ad oltre settecento metri di altezza. Un trekking caratterizzato dalla grande varietà di paesaggi e “tuffi” nella natura.


IL SENTIERI CAI 604 E GLI ALTRI PERCORSI

Dall’ingresso per San Matteo dal lato Valderice, da dove parte il sentiero Cai 604, si può accedere anche con le auto, anche se le strada è po’ insidiosa per i mezzi a causa delle condizioni dello sterrato e per la forte pendenza che può dare problemi soprattutto in salita. Le automobili possono invece entrare facilmente dal cancello di Fontanarossa, arrivando direttamente al museo agroforestale e quindi anche l’area attrezzata dove ci sono panchine e tavoli da pic-nic dove gli escursionisti possono sostare comodamente. In questo meraviglioso punto panoramico, che si affaccia sul golfo di Bonagia con un effetto “veranda sul mare” davvero mozzafiato, si trova anche una antica chiesetta con vicino ciò che resta di un oratorio paleocristiano. In realtà è possibile raggiungere questo punto, quello più alto dell’intera area gestita all’Azienda Regionale Foreste Demaniali, attraverso un terzo sentiero che parte dalla grotta di Polifemo, proprio sopra contrada Emiliana, tra Pizzolungo e Bonagia. Da qui si snoda un percorso che risale lungo il versante della montagna di Erice che guarda verso Trapani e la piana di Pizzolungo, portando alla chiesetta di San Matteo ed al vicino museo agroforestale, sicuramente due siti da visitare assolutamente nel corso dell’escursione alla scoperta di questa parte del Monte così ricca di fascino e storia.


IL MUSEO AGROFORESTALE

Il museo agroforestale di San Matteo è allestito nei locali del Baglio Cusenza, nei pressi dell’ingresso di Fontanarossa. Al suo interno si trovano uccelli e mammiferi imbalsamati provenienti da donazioni, rettili conservati in formalina, nidi di uccelli, sezioni di tronchi di alberi, piante forestali e funghi essiccati. Un vera e propria carrellata sul patrimonio naturalistico della provincia. E non solo. Il museo ospita infatti anche una sezione con reperti di interessi etnografico che raccontano la storia delle genti che hanno vissuto nelle campagne dell’Agroericino e lungo i vari versanti del monte, portando avanti le loro attività incentrate sull’agricoltura e la pastorizia, come la pietra mola per la macinazione della farina che si trova nel cortile interno del baglio Cusenza. In esposizione ci sono diversi attrezzi provenienti da un oleificio, una carriola in legno ed alcuni tipi di vomere. Varcata la porta si nota subito un tipico carretto siciliano completo di addobbi ed antichissime coffe. Ed ancora antichi utensili, anche domestici, bilance, macchine per cucire, un grande aratro e strumenti per il lavoro nei campi. Sembra davvero di ritrovarsi nella Sicilia d’un tempo, con tutti quei pezzi in mostra pronti a raccontare le tante storie di quella vita fatta di lavoro nei campi, pastorizia e tradizioni tramandante generazione dopo generazione.


LA CHIESETTA DI SAN MATTEO

Vicino il museo agroforestale si trova la chiesetta di San Matteo ed i ruderi di un oratorio paleocristiano risalenti, si presume, tra il sesto ed il settimo secolo. Siamo sopra il pianoro che si affaccia su Bonagia. Da qui si può godere di uno dei panorami più belli sull’Agroericino. La sensazione è di ritrovarsi in un luogo senza tempo, con la piccola chiesa, risalente al XIV secolo, che diventa un tutt’uno col paesaggio circostante, catapultando i visitatori in pieno medioevo. Aprendo la piccola porta in pietra si resta letteralmente avvolti dal fascino di queste mura antichissime. Che racchiudono secoli di storia e preghiere. Un luogo di culto dove tutto è racchiuso nella semplicità delle cose, con il suo altare, il tetto spiovente in legno e quel poco che resta degli affreschi che un tempo ne adornavano le pareti. A sinistra dell’altare si trova un vecchio crocifisso in legno. A destra un’immagine di papa Giovanni Paolo II. Entrando,  a destra, dal muro sporge una acquasantiera in pietra. Chissà quante mani vi si sono immerse in cerca di protezione e benedizione.


ALLEVAMENTO ASINO PANTESCO

Passeggiare per il bosco di San Matteo permettere di entrare a contatto con la natura, respirando l’aria salubre di questo polmone verde, uno degli ultimi rimasti nella montagna di Erice. Ambiente che va anche al galoppo dei meravigliosi cavalli che qui si possono incontrare. Qualche esemplare è lasciato anche libero all’intero dell’area demaniale. Ma il loro nitrito non è l’unico suono che ogni tanto rompe il silenzio di questa oasi di pace. È più probabile sentire ragliare asini panteschi che vivono qui. È la prima cosa che i visitatori vedono, oltre ai panorami mozzafiato,  appena arrivano a San Matteo da Bonagia o da Valderice percorrendo il sentiero Cai 604. L’allevamento degli asini panteschi è una tappa obbligata. Si tratta della razza più antica presente in Italia, salvata dall’estinzione grazie ad un progetto dell’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana partito nel 1989. Il destino di questi stupendi esemplari, dal muso, il ventre ed il contorno degli occhi bianco, sembrava davvero già segnato. Ormai erano prossimi a scomparire. Per salvare la razza pantesca iniziò una ricerca per tutta la Sicilia. Furono esaminati circa 200 esemplari ma solo nove vennero selezionati, in quanto ritenuti con buona percentuale di “sangue pantesco”. Il gruppo era composto da tre maschi e sei femmine, che vennero fatti accoppiare in modo mirato: così, nel 1994, nacquero i primi quattro asinelli. Per incrementare le nascite venne anche applicata una tecnica innovativa, l’embryo transfer, impiantando più embrioni di una stessa asina in fattrici di altra razza, che fungevano così da incubatrici. Ciò permise agli asini di San Matteo di andare aumentando sempre più di numero negli anni. Il rischio estinzione fu così scongiurato. Oggi l’allevamento di San Matteo conta molti esemplari che soddisfano gli standard della razza, tutti elencanti al “Registro anagrafico delle razze equine”.


(testo e foto di Mario Torrente)

Monte Cofano è sicuramente una delle montagne più belle e affascinanti della provincia di Trapani, che offre diversi spunti per delle passeggiate nella natura con panorami mozzafiato sul blu del mare. Un contesto unico, carico di storia, tradizione e bellezze paesaggistiche, con quelle rocce a forma di lama che si impennano verso il cielo. Passeggiare tra questi sentieri offre delle emozioni uniche, a partire dal percorso costiero, quello più alla portata di tutti e di più facile approccio. L’itinerario, che ricade all’interno della Riserva naturale orientata di Monte Cofano, costeggia il versante Nord della montagna, affacciandosi sul mar Tirreno e passando per punti davvero particolari, come la Torre di San Giovanni e la Grotta del Crocifisso per arrivare alla Tonnara di Cofano, con le sue caratteristiche pareti concave che servivano a fare rimbalzare le palle dei cannoni durante gli attacchi. Per decenni fu una delle più importanti tonnare della zona. Ancora oggi, nel piccolo villaggio di pescatori, si vede la struttura della darsena dove un tempo venivano tirati in secco i vascelli utilizzati per calare le reti e arpionare i tonni nella “camera della morte”. È uno dei più bei posti della zona da dove andare a vedere le albe, col sole che sorge da Levante illuminando le acque del golfo di Macari in un gioco di luci e riflessi imperdibile. Il lato che si affaccia su Bonagia ed Erice è invece quello dei tramonti, con il sole che saluta le terre dell’Agroericino “immergendosi” sulla linea dell’orizzonte del mare in un emozionate trionfo di colori e sfumature. Assolutamente da vedere!

Il percorso inizia a Cornino, nota località balneare del Comune Custonaci, che si affaccia sul golfo di Bonagia. Sullo sfondo c’è Monte Erice, con il suo borgo medievale e le leggende che riecheggiano i miti di Venere, la dea dell’amore e della bellezza. Siamo a pochi metri dal mare. Il percorso costiero ad anello attorno a Cofano, lungo poco più di otto chilometri con un dislivello di circa 240 metri, inizia a pochi metri dal mare, con il sottofondo della risacca che accompagnerà gli escursionisti per tutto il tragitto, soprattutto nelle giornate di Maestrale, quando le onde si infrangono con forza sulla scogliera sottostante. Il tratto più suggestivo è sicuramente quello che dalla Torre di San Giovanni va verso la Grotta del Crocifisso,  lasciandosi alle spalle il golfo di Bonagia per iniziare ad intravedere quello di Cofano. Qui l’itinerario si carica di silenzi e carica interiore, con da un lato le cime della montagna che svettano verso il cielo, dall’altro gli strapiombi verso il mare. Il tutto in un trionfo di colori e scorci da fotografare in ogni angolo. L’itinerario continua verso la Torre della Tonnara di Cofano per poi riprendere la salita verso gorgo Cofano e la “sella” del promontorio, a circa 250 metri di altezza. Da questo punto si può scendere verso Cornino, tornando quindi al punto di partenza, oppure iniziate la scalata verso la cima di Cofano, a 659 metri di altezza. Percorso decisamente più impegnativo rispetto all’itinerario costiero. Ma molto affascinante e stimolante per gli amanti delle scarpinate. Insomma, passeggiando per i sentieri della Riserva di Monte Cofano è possibile fare il giro del perimetro di questa stupenda e maestosa montagna, potendo anche risalire fino alla cima, da dove si può godere di un panorama davvero mozzafiato sul golfo di Bonagia, che già e metà percorso prende la forma di un grande cuore blu. Forse una delle vedute tra le più belle e suggestive della Sicilia.

 

 

(Foto e testo di Mario Torrente)

A Trapani, tra agosto e settembre, è tempo di raccolta del sale. In queste settimane nelle saline che si affacciamo nel tratto di litorale che da Nubia arriva fino al territorio marsalese si rinnova un rito antichissimo di millenni, sicuramente da vedere, dove l’attività produttiva dell’uomo finisce col favorire le condizioni ideali per un ecosistema davvero unico. Siamo all’interno della Riserva naturale orientata delle Saline di Trapani e Paceco, un’autentica oasi per la biodiversità. Tra vasche, canali, vecchi mulini è possibile trovare una varietà faunistica e botanica incomparabile, che si inserisce in un paesaggio di grande bellezza, con da un lato monte Erice, dall’altro il mare dell’arcipelago delle Egadi. Un angolo di paradiso, regno dei fenicotteri rosa, aironi, cicogne e tante altri uccelli, come il cavaliere d’Italia, a spatola, l’avocetta (il simbolo della Riserva delle Saline di Trapani e Paceco), la volpoca, il fratino, il fraticello e la garzetta. Sono stati censiti oltre duecento specie ornitiche. L’Area protetta, istituita nel 1995 e gestita dal Wwf Italia, si trova in una delle più importanti rotte dell’avifauna. Molti uccelli, in primavera ed in autunno, trovano riparo e cibo in questa grande area umida prima di riprendere il lungo volo migratorio. Ma molte specie affollano le vasche delle saline anche in inverno, dove trascorrono l’intera stagione grazie alle temperature miti di questa zona della Sicilia occidentale. Ricchissima anche la vegetazione, con circa 45O tipi di piante e varie specie vegetali endemiche. Tra le rarità che è possibile trovare c’è una piccola farfalla della famiglia dei limantridi, la “Teia dubia arcerii” e la “Platycleis drepanensis”, una cavalletta scoperta nel 2006 all’interno della Riserva delle saline, che rappresenta insomma un intreccio di ecostistemi dove l’attività produttiva dell’uomo legata alla raccolta del sale è in perfetto equilibrio con gli habitat salmastri, di acqua dolce e di terraferma. Anzi, in questo caso il sapiente lavoro dei salinai, grazie alla manutenzione ed alla pulizia di vasche e canali finisce, mantenendo vivo e inalterato l’ambiente, col favorire le condizioni ideali per questa oasi di biodiversità. Dove, oltre alla fauna ed alla flora, colpiscono i colori di questi paesaggi sospesi tra cielo e mare, con tonalità che vanno dal blu delle vasche più grandi e profonde, chiamate “fridde”, al rosa di quelle intermedie, dette “caure” fino al bianco delle “caseddi”, quelle viene raccolto il sale, depositato sugli argini per l’essicazione nelle tradizionali “montagnette” che rendono il litorale trapanese anche più caratteristico. Con i suoi canneti, gli isolotti, i canali ed i mulini, reperti di archeologia industriale che caratterizzano il paesaggio, regalando, con le loro pale, scatti davvero suggestivi, soprattutto al tramonto, quando il sole, specchiandosi sulle saline, “dipinge” il cielo di questo angolo di Sicilia con tonalità che vanno dal rosso al glicine, passando per svariate sfumature di giallo ed arancione. Un incanto, ogni giorno sempre diverso. Passeggiare tra le saline è davvero un’esperienza unica. Camminando tra le vasche, i canneti ed i canali si resta affascinati da un contesto incomparabile, capace di emozionare e catapultare i visitatori in un’esperienza sensoriale carica di immagini e odori. Andando in giro in questi sentieri, tra l’altro in alcune parti alla portata anche dei disabili, si resta catturati dalla magia di questa oasi e dal bianco abbagliante del sale, che qui chiamano “oro bianco”. Da secoli fonte di sostentamento per tante famiglie. E motore di sviluppo per l’economia locale. In quelle “gemme” di sale allo stato grezzo appena raccolto c’è tutto l’ingegno e la caparbietà degli uomini che con mille sacrifici sono riusciti a creare un modello dove natura e attività produttiva sono in perfetto equilibrio. Il lavoro dei salinai per la coltivazione del sale marino qui è fonte di vita. Non solo per le loro famiglie ma per l’intero ecosistema di questa oasi ambientale.

 

(foto e testo di Mario Torrente)

Posizionati i nuovi pannelli dei “Sentieri delle orchidee” lungo il percorso Cai M-601 che collega Trapani con Erice. L’itinerario parte dalla stazione di imbarco della funivia, snodandosi lungo il versante occidentale del Monte, con panorami mozzafiato su Trapani ed il mare delle isole Egadi, passando dall’area attrezzata di Martogna, dal Santuario di Sant’Anna e dalla Casa Demanio Foreste ed arrivare a porta Trapani, a 704 metri di altezza, praticamente all’ingresso del centro storico del borgo medievale.

I pannelli sono stati donati dal Lions Club di Trapani, che ha presentato l’iniziativa nel corso di un incontro tenuto al Coffee House alla presenza del sindaco di Erice Daniela Toscano. Analoga iniziativa era stata promossa l’anno scorso, sempre dal club service, lungo il sentiero Cai M-602 di porta Castellammare-Tre chiese, nel versante Nord Est della montagna che si affaccia invece sul golfo di Bonagia e su Monte Cofano. Anche questo è un itinerario davvero particolare: parte da Erice, nei pressi del Quartiere Spagnolo, per scendere lungo il lato dei Runzi e arrivare alle chiese rupestri di Sant’Ippolito, Santa Maddalena e Santa Maria Maggiore. Un percorso che regala panorami mozzafiato su tutto l’Agroericino e che permette di proseguire verso l’area boschiva di San Matteo, e da qui continuare per Bonagia, oppure risalire verso porta Spada o la Torretta Pepoli, rientrando così ad Erice.

sentieri_orchidee_1Entrambi i percorsi, dove in alcuni periodi dell’anno è possibile ammirare le orchidee, affascinanti fiori naturalizzati sul posto, sono frequentati da  molti escursionisti che adesso potranno anche fare riferimento sulle informazioni contenute in queste tabelle, con tanto foto delle orchidee di Francesco Incagnone ed i testi predisposti dal dirigente del Comune di Erice Salvatore Denaro.

I pannelli sono dotati anche di QR code, che attraverso una apposita app permette di accedere attraverso uno smartphone ad una photogallery e a delle schede sulle evidenze storiche e naturalistiche delle orchidee che nascono e crescono in maniera spontanea nella montagna di Erice. Oltre al QR code e la relativa app, i pannelli si possono trovare anche on line sul sito del dei Comune di Erice.

“La protezione dell’ambiente – ha dichiarato il presidente del Lions Club di Trapani Giorgio Geraci – passa anche attraverso la conoscenza del proprio territorio. Conoscere e vivere il proprio territorio va fatto attraverso iniziative che portino i cittadini in luoghi poco distanti dai luoghi della quotidianità e ricche di bellezze ignote o nascoste. Lasciare emergere queste bellezze, come abbiamo voluto fare con le orchidee, e metterle, attraverso le tante immagini, nella nostre retine, significa farle arrivare al nostro cervello che le immagazzinerà come “oggetti conosciuti”. Il bello quindi inserito nei parametri del quotidiano grazie al lavoro di chi ancora cerca, guarda, riconosce e offre agli altri come dono di conoscenza.

CINQUE PROPOSTE D’ITINERARIO PER CONOSCERE IL TERRITORIO E PER LA PRIMA VOLTA LA PROPOSTA DI  UN “TREKKING BIBLICO” 

“Sono lieto di accogliervi a nome di tutta la comunità cristiana”. Inizia così il messaggio – in italiano e in inglese – con cui il vescovo Pietro Maria Fragnelli dà il benvenuto ai turisti che arrivano in questo periodo nel nostro territorio. Una locandina diffusa nelle parrocchie dei centri turistici della Diocesi con un qr code che punta al sito internet della Diocesi e in particolare ad una “summer page” con info pensate appositamente per i turisti, è lo strumento semplice con cui la Chiesa di Trapani si fa presente a chi arriva nel nostro territorio.

Una pagina dove scaricare o cercare gli orari delle Sante Messe  feriali e festive,  quelli per visitare le chiese del centro storico aperte e i “Misteri” di Trapani,  i riferimenti per conoscere la rete dei musei di arte sacra ( il Museo diffuso di “Erice la Montagna del Signore”, il Museo di arte contemporanea “San Rocco” dov’è in corso la mostra evento di Adrian e Ferdinand PACI, il museo di arte sacra della Basilica di Alcamo, il museo del Santuario di San Vito Lo Capo, le mostre temporanee presso il Santuario di Custonaci e la chiesa madre di Castellammare del Golfo).

Nella pagina anche la proposta di alcuni possibili itinerari attraverso i quali è possibile conoscere la diocesi, col suo territorio ricco di bellezze naturali dove la fede ha incontrato l’arte e la cultura donando ai visitatori un patrimonio di grande bellezza.

Cinque gli itinerari proposti: la via dell’unità attraverso le chiese madri della Diocesi ( itinerario che dalla Cattedrale di Trapani attraversa Alcamo, Calatafimi, Castellammare del Golfo e il Real Duomo di Erice); la via dei santuari mariani, i santuari insigniti della coronazione da parte della Basilica Vaticana: Santuario della Madonna di Trapani, Santuario della Madonna dei Miracoli ad Alcamo, Santuario di Maria Santissima di Custonaci a Custonaci, Santuario della Madonna del Giubino – Calatafimi Segesta Santuario della Madonna del Soccorso – Castellammare del Golfo). Altri itinerari quello attraverso la via sacra ericina, antica via solcata dai pellegrini, la via della Bellezza con due itinerari nella natura nelle riserve di Monte Cofano e dello Zingaro e infine, per chi desidera guardare in maniera privilegiata con lo sguardo della solidarietà che non va in vacanza, la via della carità: un percorso attraverso comunità e strutture dedicate alla cura della fragilità umana. Infine la proposta di visitare i “luoghi dello spirito”, luoghi che aprono uno spazio di libertà e di relazione privilegiato,  con i monasteri delle clarisse e il Santuario di Sant’Anna dove sono iniziate le attività estive.

Quest’anno alla Summer Page si unisce un “tasto” tutto giovanile (http://www.diocesi.trapani.it/content/view/2243/626/) con una serie di proposte, per ragazzi e giovani ma non solo, dedicato a chi desidera vivere durante le ferie estive  occasioni di meditazione, di approfondimento spirituale e di festa. Tra le proposte quella di Trekking biblico nella riserva naturale orientata dello Zingaro con pernottamento in sacco a pelo sull’interessante “Il cammino dell’uomo” di Martin Buber  ( sabato 22 e domenica 23 luglio); il campo fuori le mura a Marettimo “non seppellirti nelle tue scarpe” con ragazzi da diverse aere del paese, la missione in spiaggia ad Alcamo Marina, i campi di lavoro e preghiera, l’eremo giovani e gli appuntamento di ritiro spirituale presso il Santuario di Sant’Anna.

BUSETO PALIZZOLO

Il territorio di Buseto Palizzolo si trova fra la vallata archeologica di Segesta ed il Monte Erice e rappresenta un paesaggio bucolico meraviglioso. La sua, è una storia secolare che ha origine nell’XI secolo a.C., quando si insediò proprio qui l’antica popolazione degli Elimi, che ha lasciato le sue tracce fino ai giorni nostri (nella località di Pietra Colle è presente un rilevante sito archeologico). Seguì la dominazione bizantina, che ha segnato questo lembo di terra con la presenza di alcune contrade e frazioni, dagli antichi nomi ellenici. L’insediamento arabo, contribuì a sviluppare la coltivazione degli agrumi, insieme a quelle del cotone, delle palme e del gelso. Poi coi Normanni, grazie ai quali Erice riprese possesso della sua autorità bellica e strategica, il territorio Agro Ericino, venne trasformato in “feudi”, quindi in “parecchiate”, e infine al loro interno nacquero i “bagli”: costruzioni agricole simili a roccaforti, dimore sia per i padroni che per i braccianti. Conosciuta anche come “la città del fungo”, Buseto Palizzolo vanta la presenza di una vasta zona silvestre, il Bosco di Scorace: 750 ettari di natura incontaminata che rispecchia perfettamente la realtà antica, quando i versanti montuosi e collinari circostanti erano coperti di foreste. Le varietà micologiche al suo interno sono molte. Per agevolare la conoscenza di questo prodotto del sottobosco (la cui raccolta si raccomanda agli intenditori) l’Autorità Forestale ha munito i vari sentieri di tabelle informative. I meno esperti, invece, potranno degustare, soprattutto in autunno, ottime ricette a base di funghi nei ristoranti della zona.

I Sentieri

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Bosco Scorace - Inici

La campagna in tutta la sua bellezza, con i segni della presenza secolare dell’uomo, e il Castello di Inici.
3 h
8,1 Km
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Buseto Palizzolo - Bosco Scorace

Assoluto relax, tra suggestivi paesaggi rurali e un’area boschiva attrezzata per godere del panorama circostante.
2 h 30 min
9,00 Km
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Pietra Colli

Tra bagli e casali di campagna: vigneti, uliveti e campi coltivati fanno da cornice a un importante sito archeologico.
1 h 20 min
4,2 Km

SAN VITO LO CAPO

Tra la baia sabbiosa di Capo di San Vito e la Punta di Solanto, si adagia il borgo marinaro di San Vito Lo Capo, seducente per il mare cristallino che s’infrange sull’incantevole scenario costiero. Il paese, sorto attorno alla torre saracena, è caratterizzato da case bianche d’impronta araba, che si affacciano sul mare. La bellezza dei paesaggi marittimi, e la spiaggia di sabbia bianca dai colori caraibici, con le palme che fanno da cornice, costituiscono il suo cuore pulsante. Ma anche le molteplici insenature e baie, all’interno della Riserva Naturale Orientata dello Zingaro fanno di tutta quest’area un piccolo angolo di paradiso. Numerose sono le attività ricreative consentite in questo luogo magico: dal trekking al diving, dal climbing al horse riding: San Vito Lo Capo è diventata, in una storia recente, una meta ambita per trascorrere vacanze all’insegna del divertimento e del relax, grazie ai suoi percorsi subacquei tra grotte e cavità, ai punti di arrampicata e alle pareti costiere a picco sul mare, alle alture e ai panorami selvatici, alla campagna intrisa di colori, sole e profumi, e agli spettacoli paesaggistici naturali che spaziano sui golfi di Cofano, San Vito e Castellammare. E ancora: ai numerosi eventi culturali ed enogastronomici, tra i quali il Festival degli Aquiloni, il San Vito Jazz Festival, il Cous Cous Fest, e il Climbing Festival.

I Sentieri

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Monte Monaco

Tra blocchi di pietra e vegetazione endemica: dalla cima di Monte Monaco la veduta è di incomparabile bellezza.
2 h 30 min
8,9 Km
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Monte Cofano - Monte Monaco

Natura, storia, leggende e un mare stupendo dalle molteplici sfumature, fino alla rinomata San Vito Lo Capo.
3 h 10 min
11,0 Km

CUSTONACI

Definita come “la città del marmo”, Custonaci ha un bacino marmifero che si estende in una vasta area che comprende tutta la dorsale del Monte Sparagio, del Monte Cofano e del Monte Palatimone. E’ ubicata a 300 metri s.l.m. su una collina sulla cui sommità impone la sua presenza il Santuario di Maria Santissima. Al suo interno, è oggetto di grande devozione da parte dei fedeli il quadro della Vergine Santissima. Il dipinto ad olio, un’opera del 1471, attribuita alla scuola di Antonello da Messina e che ritrae la Madonna e il Bambino, è oggetto di celebrazioni e processioni via mare e a terra, ogni anno, nel mese di agosto. Collegato alla bellissima Riserva Naturale di Monte Cofano, il territorio di Custonaci vanta la presenza di numerose grotte, interessanti sotto il profilo spelelogico, come quella denominata “Cufuni”, con formazioni di stalattiti e stalagmiti, e archeologico, come la “Mangiapane”, utilizzata dall’uomo sin dal Paleolitico Superiore e ancora oggi impiegata come scenario durante il Natale, per far rivivere annualmente la kermesse del Presepe Vivente. Ai piedi del Monte Cofano, situato tra una spiaggia dai toni dorati ed una cornice di scogli dai contorni asimmetrici, sorge la baia di Cornino, un rinomato luogo di villeggiatura, dal mare trasparente e i fondali ricchi di flora e fauna subacquea, per gli amanti dello snorkeling e del diving.

I Sentieri

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Cave di c.da Chiova

A piedi tra cave, architetture naturali e testimonianze dell’identità di una civiltà. A Custonaci, la città del marmo.
1 h 50 min
6,2 Km
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Monte Cofano - Monte Monaco

Natura, storia, leggende e un mare stupendo dalle molteplici sfumature, fino alla rinomata San Vito Lo Capo.
3 h 10 min
11,0 Km
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Monte Cofano

Siti archeologici e torri difensive che costeggiano il mare, con le onde che si stagliano sulle pareti rocciose.
2 h 00 min
6,80 Km
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Scurati - Cofano

Grotte preistoriche e riserve naturali: lo scenario strepitoso del Golfo di Bonagia e della costa sinuosa che si tuffa nel

ERICE

Erice è un antico borgo medievale, tra i più belli d’Italia. Con la sua storia di più di tremila anni è ricca di cultura, mito e leggenda. Gli edifici storici, tra cui la Chiesa di San Giovanni Battista, quella di San Giuliano, quella di San Martino e la Matrice, sono di notevole pregio artistico, così come tutta l’urbanistica della cittadina: a partire dalle suggestive mura ciclopiche e dalle strade lastricate in pietra ericina. Il Castello Normanno si erge imponente: nasconde storie antiche legate al culto della dea Venere e recenti racconti di fantasmi. Poco più in là, in un’atmosfera silenziosa arricchita da panorami mozzafiato (che vanno dalle colorate saline di Trapani ai rilievi sinuosi dell’agro-ericino), al visitatore di Erice si presenta il bel giardino del Balio. Il borgo seduce con gli occhi, anche grazie alle antiche botteghe che espongono i coloratissimi oggetti artigianali tipici della tradizione: dalle ceramiche decorate ai tappeti variopinti. Non si può lasciare Erice senza aver degustato i dolci caratteristici, come la “genovese”, una tortina di pasta frolla ripiena di crema, i “mustazzoli”, biscotti speziati di pasta dura e croccante, i bocconcini alla mandorla, o sorseggiato un buon bicchiere di “Erice DOC”.

I Sentieri

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Demanio forestale S.Matteo

Natura, cultura e salvaguardia della biodiversità: dall’allevamento dell’asino pantesco al Museo Agroforestale ericino.
2 h 00 min
6,90 Km
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Torretta Pepoli

Mura ciclopiche, antichi castelli ed edifici storici. E poi Erice, con il suo tradizionale artigianato e la pasticceria.
0 h 50 min
2,70 Km
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Porta Castellammare - Tre chiese

Architetture religiose e strade lastricate: la vista dal Monte Erice spazia dalle Isole Egadi fino ai rilievi di San Vito
1 h 30 min
4,5 Km
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Sentiero di Sant'Anna

A tutta natura! Tra boschi e foreste per giungere in vetta, all’antica città medievale di Erice, uno dei borghi più
2 h 20 min
5.5 Km

CASTELLAMARE DEL GOLFO

Nota agli antichi come Emporium Segestanorum, per secoli la città marinara impose la sua importanza strategica ed economica, evidente anche dall’esportazione del tonno, del sommacco, e della manna. Qui gli arabi hanno lasciato un segno rilevante, nella tradizione e nella storia. Il Castello, per esempio: costruito sul promontorio per scongiurare gli attacchi dal mare, fu sottoposto nei secoli a numerosi ampliamenti, a partire dalla quelli Normanni. Questa maestosa fortezza, riveste oggi il ruolo di polo museale. Il maniero è unito al paese da un ponte in muratura, circondato dal mare. Le mura sono servite da base per la costruzione di case dei pescatori, mentre sul lato orientale del castello è stata costruita la banchina e l’area del porto. Oggi, la cittadina si districa attraverso una serie di strette viuzze e scalinate, che svelano un percorso culturale di notevole fascino, non solo per i complessi monumentali, i Palazzi e le Chiese che la abbelliscono, ma anche per le tradizioni, gli odori, e le coloriture dialettali. La costa di Castellammare del Golfo regala ai visitatori emozioni indescrivibili: il mare cristallino riflette le rocce che vi cadono a strapiombo, le insenature blu si colorano di sfumature azzurre e turchesi, il paesaggio è arricchito da una vegetazione tipica dei luoghi caldi, e conduce lo sguardo fino al mare. Siamo nella Riserva Naturale Orientata dello Zingaro: un luogo d’incantevole bellezza scenica. Di questo angolo di paradiso fa parte Scopello, un borgo arroccato su una rupe da cui si apre una finestra sulla splendida baia dei suoi faraglioni. La sua tonnara rievoca un passato glorioso di pesca. Sovrasta il territorio di Castellammare del Golfo, il Monte Inici: più di mille metri di altezza, con un’estensione boschiva che supera duemila ettari, al cui interno è presente un ricco patrimonio geologico di grotte e anfratti, oltre che una moltitudine di specie di flora e fauna.

I Sentieri

Sentiero Scopello

Scopello - Castello di Baida

Tra faraglioni e mare blu, il baglio di Scopello, nei pressi della Riserva dello Zingaro, nasconde una deliziosa sorpresa.
1 h 50 min
6,5 Km
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Tre Portelle - Fossa del Bove

Scattare la foto perfetta dal belvedere sul Golfo di Castellammare. E poi: il Castello Arabo-Normanno, le Chiese, i boschi.
3 h 40 min
13,2 Km
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Bosco Scorace - Inici

La campagna in tutta la sua bellezza, con i segni della presenza secolare dell’uomo, e il Castello di Inici.
3 h
8,1 Km